La prima gara ufficiale umbra post-Covid-19 rappresenta un esempio lampante della cosiddetta teoria dei giochi.  In questo caso giochi a somma negativa, in cui il vantaggio acquisito da un singolo attore – rappresentato in questo caso dalla Fidal - non è compensato dalla perdita complessiva che subisce l’intera platea di soggetti interessati. 

 Ciò si discosta molto dall’obiettivo che secondo il premio Nobel John Nash  (la cui figura è stata efficacemente tratteggiata in  A Beautiful Mind ,  interessante film del 2001  interpretato dal popolare Russell Crowe), secondo il quale esiste sempre un punto di equilibrio nei “giochi” in cui tutti gli attori in ballo raggiungono il massimo guadagno per sé e per l’intera collettività interessata.  Tutto questo è stato per l’appunto definito Equilibrio di Nash o Strategia del massimo.

Ora, e qui ovviamente casca l’asino, a Castiglione  del Lago, dove gli organizzatori avevano ottimisticamente stabilito un tetto massimo di 350 partecipanti alla corsa,  malgrado oltre due settimane di tempo per iscriversi online,  alla fine hanno tagliato il traguardo della cronometro 205 atleti.  Il che, considerando il lunghissimo stop imposto dalle autorità per una emergenza sanitaria che in Umbria non si è mai materializzata,  sembra un risultato assai deludente.  Soprattutto se ci aggiungiamo l’obbligo imposti agli incolpevoli organizzatori, i quali si sono prodigati in ogni modo per promuovere la corsa della ripartenza, di inserire la gara nel ‘lunare’ calendario nazionale della Fidal,  con un ulteriore aggravio di tasse da versare allo stesso ente, ma senza alcun ritorno evidente sul piano della partecipazione.  Partecipazione che poteva essere ben più alta se si fosse permesso di correre anche a quei figli di un Dio minore che svolgono la propria attività sotto l’egida di un qualunque ente di promozione sportiva.  Ma questo rappresenta l’evidente frutto avvelenato della “strategia del minimo” adottata da tempo dalla stessa Fidal, con la quale “convincere” con mezzi sbrigativi l’intero movimento podistico amatoriale a passare in blocco sotto la sua ala protettrice, in cui dominano le prescrizioni imperative, i divieti e gli oboli da versare per i motivi più fantasiosi. In quanto alla cronometro in oggetto, che ha visto la presenza dell’intero stato maggiore della Fidal umbra, con i giudici e i cronometristi costretti ad indossare le mascherine sotto il sole cocente di luglio, sembra che si sia svolto tutto con la massima regolarità. Tuttavia due fatti hanno suscitato una certa ilarità. Il primo ha coinvolto Patrizio Lucchetti, delegato Fidal umbro per le corse su strada il quale, mentre il resto dei suoi colleghi restavano impassibili a respirare la loro anidride carbonica sotto il sole cocente, da persona intelligente ha pensato bene di gestire le partenze scaglionate senza la asfissiante mascherina. Cosa buona e giusta che è servita senz’altro a preservare la sua salute, oltre che segnalarlo tra le persone più ragionevoli all’interno dell’ente pubblico. Ma il massimo della comicità involontaria è stato raggiunto con l’ultima batteria, quella dei 5 top runner presenti, fatti partire con un grande distacco rispetto a chi li precedeva.  Ebbene, per poterli fotografare al via nel modo ritenuto più conveniente ai fini dell’immagine pubblica, anziché  tenerli distanziati con le modalità imposte a tutti gli altri, sono stati richiamati e riallineati gomito a gomito secondo la vecchia metodologia in uso prima della pandemia. Che dire, probabilmente il virus dei top runner sarà differente, così come recitava un famoso spot pubblicitario di qualche anno addietro.  Tuttavia è certamente differente la visione di tanti appassionati che si battono per uno sport amatoriale liberalizzato e privo di zavorre burocratiche, così come esiste in gran parte del mondo civile, rispetto al regno dei protocolli e dei regolamenti farraginosi che sembrano riprodursi per autopoiesi, regno che in questo momento storico è decisamente rappresentato dalla Fidal.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 28 luglio 2020 alle 13:44 / Fonte: Claudio Romiti
Autore: Redazione Tuttorunning
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