Una riflessione: un “su e giù” di emozioni firmate da Francesco Puppi, campione del mondo di Corsa in Montagna long distance 2017. Due voci: quella di Roberto Ferrari – tecnico dell’Atletica Valle Brembana e selezionatore per la corsa in montagna lombarda giovanile – e quella di Alberto Stretti, che racconta gare e atleti sul sito dedicato a questa specialità. Cinque cartine: quelle delle province della Lombardia, con la geografia (e le carte d’identità) delle più importanti società di mountain running. Ne esce fuori un ritratto unico, che ci mostra la corsa in montagna in tutto il suo fascino e i suoi valori ed è proposto sul numero 6 della rivista FIDAL Lombardia Voglia di Atletica: di seguito proponiamo uno stralcio dell’articolo di Puppi (foto in home), che ci racconta le classiche lombarde del Grande Slam alpino... Spesso nel corso di questa stagione mi sono chiesto che significato avesse correre e gareggiare in un periodo in cui la maggior parte del mondo sembrava fermarsi. Abbiamo vissuto l’esperienza di un lockdown totale, ci è stato impedito di correre, un gesto così semplice che mai avrei pensato potesse essere proibito. Ci siamo fatti coraggio e siamo andati avanti; alcuni hanno trovato vie alternative e la corsa ha assunto significati diversi in relazione ai differenti contesti in cui l’abbiamo vissuta. La ferita che il Covid ha lasciato nel mondo sportivo è stata in parte rimarginata dagli eventi che hanno saputo ricostruirsi e reinventarsi nonostante le limitazioni, il distanziamento, i divieti. Un punto di riferimento per l’attività agonistica e per chi ancora crede nel significato tecnico della prestazione, ma soprattutto valorizza al massimo il capitale umano senza il quale il contorno perderebbe significato: gli atleti. La Corsa in Montagna si è distinta rispetto ad altre discipline proprio perché l’idea portata avanti da un manipolo di persone che potrei definire dei visionari, organizzatori la cui passione va oltre l’entusiasmo per l’agonismo sui sentieri, pone al centro del proprio interesse proprio noi che corriamo. E così, nonostante la scarsità di risorse e le difficoltà nel mettere in atto protocolli e garantire gli standard di sicurezza previsti, il mountain running ha continuato la propria corsa. Ciò che distingue le grandi classiche della Corsa in Montagna è proprio questo: la tradizione unita a  una passione incrollabile per gli atleti, e la situazione attuale non ha fatto altro che evidenziarlo. Il mountain running non si corre semplicemente: si vive. Il grande slam dell’arco alpino ha le proprie roccaforti in alcune località della nostra regione dove questa atmosfera assume sfumature sempre diverse. Chiavenna (Sondrio), Morbegno (Sondrio), Malonno (Brescia), Leffe (Bergamo), Premana (Lecco): il progetto Mountain Running Italian Classic racchiude alcuni di questi nomi che hanno fatto la storia, che le vecchie glorie Pezzoli, Bonzi, Rinaldi e Milesi sbandierano con riluttanza, ma raccontano con voce vibrante non appena glielo si chiede in  maniera discreta. Non nascondo che ogni volta che partecipo a una di queste gare, l’impegno psicologico è consistente, le risorse emotive che devo mettere in campo non sono indifferenti. Da un lato ovviamente per l’eccellenza della competizione, con “atleti che quando fanno il doppio nodo la mettono giù seria”, dall’altro per il coinvolgimento.

Sezione: News / Data: Gio 03 dicembre 2020 alle 16:06
Autore: Redazione Tuttorunning
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