La newsletter di Orlando Pizzolato. Il considerevole miglioramento delle prestazioni cronometriche, avvenuto negli ultimi 5 anni su tutte le distanze di gara, viene generalmente attribuito agli effetti delle scarpe con la piastra in carbonio. Tuttavia questa affermazione può non essere completamente corretta, perché non tutte le scarpe con la piastra di carbonio determinano questi miglioramenti. Ci sono modelli che sono nettamente più performanti di altri, anche se la consistenza e la forma della piastra di carbonio sono uguali. C'è chi afferma che non è solo questo supporto a fornire un vantaggio (indicato in circa 3-4”/km), e che sia anche il materiale elastico dell'intersuola a dare un reale vantaggio prestazionale. Ed è evidente che il vantaggio di questi modelli non è uguale per ogni livello di corridore, perché c'è davvero chi corre più velocemente di 4”/km, mentre per altri podisti il vantaggio è soli 1-2”/km, e per qualcuno addirittura nullo.

Queste considerazioni hanno stimolato un gruppo di ricercatori dell'Università canadese di Calgary a fare delle specifiche indagini. Secondo loro il vantaggio della scarpa con la piastra in carbonio è favorito da aspetti biomeccanici più che strutturali, e proprio per questo non tutti i podisti riescono a trarre beneficio dall'indossare questi specifici modelli. Per sfruttare appieno il vantaggio, si deve migliorare la capacità di applicare la forza delle spinte. I ricercatori basano il beneficio prestazionale sul cosiddetto “effetto dondolante” che determina la conformazione della scarpa. Non si deve però pensare al concetto – errato - di una corsa “tacco-punta”, un modo di correre che ha la grandissima parte dei corridori, non solo amatori. All'incirca 8 podisti su 10 ha un'azione di corsa del tipo “tacco-punta”.

“L'effetto dondolante” deve essere visto invece come propedeutico a quello che i biomeccanici definiscono azione “punta–molla”, per indicare che è nella parte finale dell'effetto dondolante (sulla punta del piede e non sul tallone, come neppure nella parte centrale dell'appoggio) che si acquisisce il vantaggio dell'azione di spinta della scarpa, che è la risultante dell'azione della piastra combinata a quella del materiale dell'intersuola. Un indicatore importante analizzato dai ricercatori canadesi è il centro di pressione, che segue tutta la fase dell'appoggio del piede a terra, ma che evidenzia una forza di reazione massima durante la fase di stacco.

Questa affermazione è una conferma di quanto già si sapeva sulla meccanica del piede nelle varie fasi di contatto a terra. Tuttavia, lo studio evidenzia che il vantaggio delle scarpe con la piastra di carbonio (ma non per tutte, come riportato all'inizio) è maggiore per chi ha un'azione di corsa che sfrutta “l'effetto dondolante”. Pertanto non basta indossare queste scarpe per averne un beneficio prestazionale. È necessario allenarsi ad applicare le forze in relazione alla conformazione della calzatura e alla modalità di avanzamento del centro di pressione. Diversamente, questi modelli di calzature sono uguali agli altri e non determinano alcun vantaggio prestazionale. Con il “difetto” di essere ben più costose!
 

Sezione: Editoriale / Data: Lun 30 gennaio 2023 alle 07:54
Autore: Redazione Tuttorunning
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