Le parole di Orlando Pizzolato nella sua newsletter. "Nelle foto che accompagnano questa NL ci sono il mio cane e quello di mia figlia. Maya, il mio cane, è un Cavalier King Charles Spaniel. Milka, il cane di mia figlia, è un saluki. Sono due razze diverse, e le caratteristiche fisiche sono ben evidenti. Il “corridore” non è certo Maya: zampe corte, piccoli tendini d'achille e muso corto. Era una buona camminatrice (ha 13 anni e ha perso efficienza) ma non è mai stata portata per la corsa. Una volta l'abbiamo portata per una leggera corsetta, e le è venuta una tendinite. Milka soffre se non corre, e quando lo fa nel prato di casa mia, supera agevolmente i 50km/h e salta la rete di recinzione senza alcun problema. Gambe e tendine d'achille lunghi, muscoli ben definiti, estremamente magra e naso lungo. Il fisico del corridore. Noi umani siamo di una stessa “razza” ma, come si nota spesso nelle corse podistiche amatoriali, ci sono corridori di varie corporature e, un po' come ho indicato nel confronto dei due cani, ci sono quelli favoriti per la corsa e quelli meno. Ma non è una distinzione di forma che voglio fare, sebbene il titolo di questa newsletter sia “la forma è la funzione”, ad indicare che in genere una conformazione fisica determina una sorta di grandi vantaggi (lo si riscontra facilmente in natura). Gli aspetti cui faccio riferimento sono generali per ogni podista: mi riferisco alla forza specifica, all'elasticità muscolare, alla mobilità articolare. Questi elementi hanno un effetto sulla forma del corpo; la forma cui faccio riferimento non è da intendere come lo stato di efficienza (del tipo “mi sento in grande di forma”), ma come aspetto fisico. Le corporature delle persone sono molto varie, e alla partenza di una corsa podistica amatoriale se ne vedono di vari tipi. Al di là del fatto che si abbia la corporatura (o meno) del corridore, ogni podista amatore di base corre per il piacere di farlo, e spesso si prosegue nell'attività podistica con l'obiettivo di migliorare le proprie prestazioni cronometriche. Questa evoluzione di ambizioni porta inevitabilmente ad un aumento del carico di allenamento, che consiste essenzialmente nell'aumento del chilometraggio e della velocizzazione dei ritmi di corsa. L'incremento del carico determina, quasi sempre, un miglioramento cronometrico, ma ciò non è sempre scontato perché la trasformazione del potenziale organico in movimento può essere alterato da dispersione negli elementi che compongono la forma. A volte le energie del “motore” si disperdono in articolazioni rigide, in muscoli “legati”, in appoggi pesanti e sordi".
Tali dispersioni energetiche interessano anche i top runner, solo che loro riescono a dedicare tempo al rinforzo “degli anelli deboli della trasmissione meccanica”. Gli amatori, si sa, hanno meno tempo, e tendenzialmente sono reticenti a curare questi aspetti tecnici. L'esempio lo danno le prove relative alle misurazioni angolari che faccio durante gli stages: trovo caviglie rigide, anche bloccate, schiene anchilosate. Tali situazioni sono determinate da muscoli che hanno perso flessibilità (non si allungano) ed elasticità (sono lenti a tornare alla forma iniziale).
I muscoli hanno un'azione diretta sui tendini e sui legamenti, che a loro volta agiscono sulle ossa e sulle articolazioni: se i muscoli hanno ridotta flessibilità e limitata elasticità, lo scheletro è sotto un'azione forzata, e nel tempo si adatta e cede a forme anomali.
Aver cura della propria forma fisica è un segno di attenzione ad aspetti che hanno una rilevante azione sull'efficienza meccanica. Si sbaglia a pensare che lavorare sulla forma del corpo sia tempo perso. Una postura non corretta fa perdere tanta efficienza, e molte energie che faticosamente si producono con lo sforzo, vengono disperse".
 

Sezione: Editoriale / Data: Gio 15 settembre 2022 alle 16:08
Autore: Redazione Tuttorunning
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