L'intervento di Orlando Pizzolato. La “forma fisica” è una situazione in cui l'efficienza dei sistemi fisiologici è molto alta, e di conseguenza la capacità prestazionale è ottimale, al meglio del proprio potenziale. I sistemi fisiologici cui faccio riferimento sono quelli cardiaco, respiratorio e muscolare nel loro insieme, ma anche funzioni più specifiche come per esempio l'attività delle fibre a utilizzare al meglio l'ossigeno, oppure di sopportare un'alta concentrazione di acido lattico. La massima efficienza fisiologica è conseguenza degli stimoli prodotti con l'allenamento, che devono avere un determinato carico e una sequenza piuttosto sistematica; è il frutto dell'evoluzione della preparazione, iniziata dapprima con stimoli dall'effetto contenuto, che nel tempo si sono evoluti verso sollecitazioni sempre più alte, proprio per innalzare la capacità prestazionale dell'atleta verso il massimo potenziale.
È risaputo che serve un ciclo di allenamento piuttosto esteso per arrivare alla massima forma, e che questo "stato di grazia" dura purtroppo poco. Di solito si "resta in forma" per un mese circa e poi gradatamente il rendimento cala. Poter allungare il periodo di forma è una situazione non semplice da gestire, perché si devono calibrare gli stimoli di allenamento con adeguati tempi di recupero. È semplice comprendere che quando si è al 100% non si può andare oltre questo "tetto prestazionale", ed è più probabile passare al 95% del potenziale che stare in forma a lungo. Quando si è nel pieno della forma hanno più effetto i tempi di recupero tra le varie sollecitazioni (allenamento e gare) che non l'entità dello stimolo allenante. In questa situazione tecnica, quando i sistemi fisiologici sono stati pienamente stimolati, sono gli ormoni che regolano le reazioni del corpo, e si deve prestare attenzione a non "esaurirli". Quando si afferma di avere le "pile scariche", è a queste sostanze che ci si riferisce per indicare che il corpo non solo evidenzia una mancanza di reazione agli stimoli dell'allenamento e al mancato rendimento in gara, ma non si trovano nemmeno le energie per sostenere allenamenti importanti.
La forma fisica non è uguale per tutti perché, ad esempio, gli amatori possono restare in forma per tempi più lunghi rispetto ad un atleta di vertice. Per l'amatore, la possibilità di sostenere più gare di buon livello deriva dal fatto che - pur allenandosi con molto impegno - non arriva alla massima sollecitazione. Non allenarsi tutti i giorni evidenzia che le sedute sono inframezzate da giorni di riposo, che altro non sono che tempi di recupero.
Detto ciò, è da dimostrare che un singolo amatore può rendere di più se si allenasse tutti i giorni. Ci sono ovviamente amatori che corrono tutti i giorni e sono migliorati di molto proprio per questo. Ogni soggetto, per caratteristiche fisiche specifiche, ha un proprio livello di carico.
In definitiva, una volta arrivati alla migliore forma fisica si deve prestare attenzione a non strafare con gli allenamenti e le gare, oltre che accettare il progressivo calo di rendimento. In questo caso è il momento, per fare un altro riferimento "elettrico", di "staccare la spina". Quest'ultimo aspetto è necessario per ristabilire la normalizzazione fisiologica. Sono in tanti a intendere come negativa questa fase, mentre è invece molto determinante per favorire un successivo efficace ciclo di allenamento. È frequente il caso, per esempio, che dopo una maratona si programmi la successiva nel giro 2-3 mesi, sottovalutando la ridotta risposta dei sistemi fisiologici che necessitano invece di un periodo rigenerante.
Non riporto niente di nuovo se scrivo che l'evoluzione della condizione di forma segue un ciclo che si espande fino al punto massimo, e che necessita di una fase rigenerativa prima di poter evolversi ad un livello maggiore. Saltare i periodi di rigenerazione per la “smania” di gareggiare può nel tempo deteriorare la capacità di adattamento dei processi di crescita della forma.
In questi casi ha più effetto positivo ciò che non viene fatto rispetto a quello che si vuole fare.
Quando anch'io pensavo che non allenarmi fosse una perdita di tempo, mi è stato insegnato che dovevo impare a rilassarmi, e a fare il “non fare”.
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