Questa la newsletter di Orlando Pizzolato. "Prima di affrontare una gara si ha già in mente la prestazione cronometrica che all'incirca si vuole conseguire. A volte ci si basa sulle aspettative e sulle ambizioni per definire l'obiettivo agonistico da raggiungere, e non sempre la propria idea coincide con il reale potenziale. Tante volte si fanno delle stime sulla carta e si fa affidamento alla teoria e alle probabilità.
Più spesso si usano i riscontri di test specifici per valutare il proprio potenziale, e di prove da campo ce ne sono davvero tante. Alcune più di altre hanno una buona affidabilità nel predire il risultato, anche se ovviamente non ci sono certezze assolute, non tanto perché la prestazione può essere condizionata dal contesto ambientale (un aspetto che ha un'alta incidenza sull'efficienza fisica), quanto perché i test sono prove parziali.
Per esempio, il test del massimo consumo di ossigeno potrebbe evidenziare un valore di 50 ml/min/kg e il soggetto potenzialmente potrebbe correre la maratona in 3h12' circa, oppure la mezza in 1h32'. Si tratta di una stima, di una proiezione, partendo da un valore fisiologico di base proiettandolo appunto nel tempo. E' facile pensare che più c'è differenza tra la durata del test e la durata della competizione, più l'attendibilità della previsione possa risultare alterata.
L'indicazione del test del VO2max è buona per competizioni di mezzofondo, fino ai 5000m, ma per essere affidabile per una maratona è necessario disporre di un altro punto di riferimento che abbia una durata abbastanza lunga.
Facendo riferimento all'esempio precedente, se un podista con VO2max di 50 - e quindi potenzialmente in grado di correre la mezza maratona in 1h32' - completa la distanza in 1h35, è ovvio desumere che molto difficilmente percorrerà la maratona in 3h12'.
Anche il test del lattato (una prova con alta affidabilità fisiologica) necessita di altri test di integrazione per fare previsioni cronometriche.
In definitiva, si sente spesso parlare di test, ma sono prove appunto parziali, alle quali non si può attribuire alta affidabilità predittiva. Serve sempre un altro riscontro tecnico, anche quello di una semplice seduta di resistenza, come per esempio una corsa media della durata di un'ora.
In sostanza, il test è il contenitore, mentre la prova di resistenza è il contenuto, e non sempre quest'ultimo “riempie” il primo".

Sezione: Editoriale / Data: Mer 29 novembre 2023 alle 06:54
Autore: Redazione Tuttorunning
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