La discesa ha deciso la DoloMyths Run Skyrace, atto conclusivo della tre giorni di corsa in quota targata Val di Fassa, che era valida quale terza prova delle Golden Trail World Series. Sul traguardo di Canazei, dopo aver affrontato un percorso leggermente modificato in virtù dell'eliminazione del passaggio sulla piramide del Piz Boè a causa della fitta nebbia, a trionfare sono stati il norvegese Stian Angermund e la svizzera Judith Wyder, entrambi impegnati a rincorrere gli avversari fino al passaggio più alto, ed entrambi alla seconda affermazione nella competizione dolomitica trentina.
I podi sono completamente stranieri, a confermare l’internazionalità di questo evento, che ha visto presentarsi al via in piazza Marconi 800 iscritti in rappresentanza di 47 nazioni. Secondo nella graduatoria maschile è risultato il marocchino, svizzero di adozione, Elhousine Elazzaoui, con un ritardo di 25 secondi dal leader, terzo lo svizzero Joey Hadorn a 50”. Primo italiano Davide Magnini, accreditato fra i favoriti ma incorso in una giornata poco fortunata che gli è valsa solo il nono posto.
Al femminile secondo posto per la ceca Marcela Vasinova, a 58 secondi dalla vincitrice Wyder; terza la messicana Karina Carsolio a 3’43”, due carneadi della DoloMyths Run. I tempi finali sono risultati strepitosi per i vincitori, solamente 1h51’36” per lo scandinavo e 2h14’34 per l’elvetica, anche se non possono essere inseriti nell’albo d’oro, visto che il tracciato, rispetto all’originale, misurava circa un chilometro lineare e 180 metri di dislivello in meno.
Una 23^ edizione, questa, diversa dalle precedenti, con la partenza ritardata di mezz'ora a causa dell’intensa foschia in quota e con un tracciato senza il tradizionale e suggestivo passaggio al Piz Boè, modellato quindi su uno sviluppo di 21 km e un dislivello positivo di 1.570 metri. E proprio per questo gli specialisti della salita hanno deciso di alzare il ritmo sin dal primo chilometro, con lo svizzero Rémi Bonnet capace di staccare da subito tutti gli avversari, seguito da Elhousine Elazzaoui. Dietro si è poi formata un'altra coppia composta da Stian Angermund e Thibaut Baronian, quindi il trentino Davide Magnini con un leggero vantaggio sugli altri concorrenti. Posizioni rimaste nell’ordine al passaggio ai 2.239 metri di Passo Pordoi. Nel tratto più suggestivo, dal verde dell’erba al grigio dei ghiaioni dove, con un’interminabile serie di inversioni, si giungeva ai 2.829 metri di Forcella Pordoi, qualche carta si è rimescolata.
Il primo a transitare dopo 57’51” di gara è sempre stato Bonnet, con 3 secondi su Elazzoui, quindi a 1’37” è passato Tiziano Moia, friulano specialista delle vertical, che ha superato tutti gli avversari, e subito dietro a 1’48” dal leader ecco Davide Magnini, capace di superare sia Angermund (a 1’58”), sia Baronian (a 2’). Da questo punto è iniziata la straordinaria rimonta del norvegese, che sui tratti tecnici caratterizzati da sentieri sassosi, ha fatto valere la sua straordinaria leggerezza e spregiudicatezza. Angermund ha infatti superato prima Magnini e Moia, avvicinandosi notevolmente alla coppia di testa. E nella lunga discesa, come già peraltro compiuto nella sua edizione vittoriosa del 2018, ha messo il turbo, superando Bonnet ed Elazzaoui, quindi percorrendo la Val Lasties assieme al marocchino, per poi allungare notevolmente al Pian de Schiavaneis e tagliare il traguardo in solitaria.
È Angermund, quindi, il re della DoloMyths Run Skyrace e sul podio con lui sono saliti Elazzaoui e Hadorn. Quarto il polacco Bartlomiej Przedwojewski, seguito dallo svizzero Christian Mathys, dal francese Thibaut Baronian, quindi dai due svizzeri Matthias Kyburz e Rémi Bonnet. Solo nono Davide Magnini, con un ritardo di 5’17”, costretto a ridurre il ritmo in discesa a causa di una distorsione ad una caviglia rimediata nel nevaio.
Positive poi le prestazioni del friulano di Gemona Tiziano Moia, terzo nel vertical di venerdì, e tredicesimo al traguardo, seguito dal predazzano Daniele Felicetti, autore di un’ottima prestazione e 14° con un ritardo di 6’27”, quindi il giudicariese Alberto Vender, ottimo sedicesimo.
Per quanto riguarda la sfida femminile, la svizzera Judith Wyder si è messa subito a fare l’andatura, con la ceca Marcela Vasinova poco distante. Quest’ultima sulle inversioni verso Forcella Pordoi è però riuscita a superare l’elvetica, transitando per prima dopo 1h11’42”, anticipando di 41 secondi la vincitrice dell’edizione 2019. Anche in questo caso in discesa si sono mescolate le carte e la Wyder è riuscita a riprendersi la leadership e a vincere davanti alla Vasinova e alla messicana Karina Carsolio, terza da Forcella Pordoi fino al traguardo. Seguono poi l’austriaca Stephanie Kroll e la svizzera Odile Spycher. La prima italiana è la valdostana Lucille Germain, 17^ a 8’53”, seguita da Stephanie Jimenez, francese con passaporto italiano, 18^ al traguardo.
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