La newsletter di Orlando Pizzolato. "Una domanda che spesso mi viene fatta riguarda la corsa su tapis roulant (TR), vale a dire se gli effetti degli allenamenti indoor sono diversi da quelli su strada (o pista). Gli effetti allenanti a livello organico (cardiaco, respiratorio, di utilizzo dell'ossigeno e tanto altro) sono uguali. Le differenze sono piuttosto a livello muscolare e meccanico, perché ci si deve adattare all'azione di scivolamento del nastro sotto i piedi, invece della spinta a terra che proietta il corpo in avanti, e bastano 3-5 sedute per acquisire un'azione meccanica che sia adatta alla corsa sul TR.
Allenarsi sul TR ha dei vantaggi pratici a livello di impegno, e il più immediato è correlato al controllo della velocità di corsa, soprattutto quando si svolgono le sedute di "tenuta". Mi riferisco alla capacità di tenere a lungo una specifica velocità, correlata ad un impegno fisico di una determinata intensità. Gli allenamenti in questione sono quelle di corsa media, di corto veloce, di ripetute lunghe (2-3km) e medie (1km). L'efficacia di tali sedute è correlata al mantenere costante il ritmo di corsa, in modo che a livello fisiologico si sviluppino situazioni ben determinate. Quanto affermo sembra una situazione scontata, ma spesso non lo è perché verifico frequentemente con i podisti che alleno che non vengono rispettate le indicazioni fornite nella programmazione. Per esempio, una seduta di CM di 10km può diventare di 8km perché viene accelerato il ritmo (e quindi il podista pensa "faccio di meno perché sono andato più svelto”) o di 12km perché il ritmo è stato più lento ("faccio più chilometri perché sono andato meno svelto"). Lo stesso avviene, anche più frequentemente, in occasione delle sedute intervallate, perché l'impegno è maggiore ed è facile alterare il senso tecnico della seduta per l'instaurarsi di un alto livello di stanchezza e fatica. Per non parlare del mito "no pain, no gain". In questo caso è con i soggetti ipermotivati che l'esito della seduta viene spesso alterato per un eccesso di rendimento. Convinti che il di più è meglio, c'è la tendenza a correre più velocemente pensando appunto che questa scelta sia più vantaggiosa. Questa convinzione non ha fondamento fisiologico ma solo psicologico. Per esempio, se la proposta in tabella è di correre 8 prove di 1000m a 4'/km con 2' di pausa (attiva, ovviamente), non è meglio se vengono fatte in 3'50", e per questo sforzo il podista si ferma a 6-7 ripetizioni. La finalità fisiologica di tale seduta è di aumentare la velocità della soglia anaerobica, e per essere certi di sostenere lo sforzo adeguato si deve correre ad un ritmo che determini la produzione di lattato compresa tra 3,5 e 4,5 mmol (millimoli). Se per correre in 3'50"/km vengono prodotte 6 mmol, la sollecitazione che determina specifici adattamenti è eccessiva e viene stimolato un altro tipo di meccanismo fisiologico, probabilmente il VO2max. Non è ovviamente la stessa cosa in termini di adattamento. Molto spesso avviene lo stesso in occasione delle sedute di corsa media, che frequentemente diventano degli allenamenti di corto veloce. La corsa sul TR consente proprio di non modificare la velocità proposta, e quindi di completare correttamente lo stimolo allenante. Non è una situazione di poco conto se ci si vuole allenare nella modalità ricercata, e spesso sedute che sono ritenute particolarmente impegnative risultano meno faticose perché la velocità del nastro del TR non consente di accelerare ed obbliga quindi a stare sul ritmo... giusto".

Sezione: Editoriale / Data: Gio 29 febbraio 2024 alle 06:50
Autore: Redazione Tuttorunning
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