Ci sono giorni in cui le gambe proprio non ne vogliono sapere. O, forse, è meglio dire che ci sono giornate in cui il nostro corpo si ribella come può alla nostra testardaggine, e ci invia dei segnali ben chiari per dirci che stiamo esagerando. Ci sono giornate in cui la corsa diventa tremendamente difficile, nelle quali le gambe si trasformano in due pezzi di legno, dure e molto difficili da gestire. Ma è proprio in quelle giornate che si forgia il carattere del corridore, e sono giornate che torneranno molto utili per affrontare, anche in gara, i momenti più difficili. l motivo di queste sensazioni così brutte non è del tutto noto: il nostro corpo è una macchina talmente perfetta da impedirci di carpirne appieno i segreti. Nel caso più semplice, è questione di allenamento. Spesso ci si è spremuti troppo nel giorno o nelle settimane precedenti, le fibre muscolari e il sistema nervoso non hanno avuto i giusti tempi di rigenerazione e, di conseguenza, riceviamo input sensoriali non ideali, e la corsa diventa una faticaccia. In molti casi, però, l’allenamento non è la chiave di tutto. Ci possono essere giornate in cui, per lavoro, siamo costretti a stare per molto tempo seduti in macchina o in ufficio,magari con elevati livelli di stress, e ciò può alterare il nostro gesto tecnico e le nostre percezioni, fino a renderle davvero orribili. Inoltre, vi è mai capitato di ragionare su quanto siamo in grado di reperire risorse inaspettate in taluni momenti e di come, allo stesso modo, a volte rimaniamo impotenti di fronte al nostro corpo che ci chiede di fermarci a riposare? Pensate a un esame molto impegnativo: ci si ritaglia ovunque il tempo per studiare: al ristorante, in treno, la mattina presto ed anche la notte. Non c’è nulla che conti di più: si è talmente concentrati sull’obiettivo che tutto diventa relativo. Una volta superato l’esame, ci si rilassa tanto da non riuscire più a fare nulla, a volte anche meno del minimo richiesto dalla vita di tutti i giorni. E così capita anche con la corsa. Dopo un periodo impegnativo dal punto di vista extra-sportivo, la corsa può diventare un peso, e spesso non si riesce a capire il motivo, visto che i programmi di allenamento sono rimasti pressoché identici. In altre parole, il carico esterno, quello che si misura in km percorsi alle diverse intensità, non è variato, ma il carico interno, notevolmente più difficile da misurare, è cambiato anche parecchio, visti i tanti impegni. Ed allora, come gestire questi momenti? E’ meglio fermarsi o è più produttivo stringere i denti e andare avanti ad ogni costo? La virtù, come spesso accade, sta nel mezzo. Per prima cosa, è importante riuscire a capire le cause di queste brutte sensazioni. Se state affrontando un periodo psicologicamente intenso, oppure lo avete appena superato, potrebbe essere sensato abbandonare per qualche settimana le tabelle di allenamento e lasciarsi guidare dall’istinto. Buttate il cronometro e correte a sensazione, esplorate percorsi nuovi, riposate se non ve la sentite di correre. Insomma, fate tutto con estrema naturalezza lasciandovi guidare dall’istinto. Lentamente le sensazioni miglioreranno e sarete pronti per tornare a inseguire i vostri sogni. Al contrario, se avete un po’ esagerato con l’allenamento, a volte occorre stringere un poco i denti e affrontare queste giornate. Se avete in programma una corsa lenta, scegliete un percorso che conoscete bene e che, possibilmente, si sviluppi su un anello unico, con partenza e arrivo nello stesso punto. Non dovrete concentrarvi sul percorso, non avrete possibilità di fermarvi prima del tempo. Le condizioni ideali per ascoltare il vostro corpo. Rilassate le braccia, cercate l’elasticità dei piedi e l’avanzamento delle ginocchia: molto probabilmente a fine allenamento le sensazioni saranno decisamente migliori. In caso contrario, avrete imparato a tener duro e quest’allenamento tornerà utile nei momenti difficili. Attenzione però: una giornata storta può capitare, ma se queste cominciano a diventare due o più, inserite qualche giorno di riposo completo e recuperate al meglio le energie.
La corsa deve rimanere un piacere, altrimenti che gusto c’è?
Dott. Luca Del Curto
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